ASD Arcieri di Nant Beber

ASD ARCIERI DI NANT BEBER
LA STORIA DELLA DISCIPLINA

È nel momento in cui bisogna scagliare la freccia che si vede il carattere dell’arciere.
Anonimo

IL TIRO CON L'ARCO

Le origini

La disciplina del tiro con l’arco affonda le proprie origini nella storia.

Si ritiene infatti che la sua invenzione possa risalire addirittura al Paleolitico, periodo nel quale l’uomo iniziò a sviluppare la tecnologia per migliorare le proprie condizioni di vita. Troviamo i primi indizi dell’utilizzo dell’arco addirittura nelle pitture rupestri risalenti ad almeno 30.000 anni fa. Usato anche come mezzo di difesa ma, soprattutto, per cacciare le prede a distanza, l’arco, sviluppatosi in zone diverse del pianeta presso culture molto distanti tra loro e in tempi molto diversi, è costituito da un elemento flessibile le cui estremità sono collegate da una corda tesa che ha la funzione di imprimere il movimento ad un proiettile, denominato freccia.

I componenti

Ogni arco è composto da diverse parti, che, a seconda della tipologia, possono essere diverse.

Essenzialmente, negli archi storici e tradizionali troviamo:

  • Riser – ovvero il corpo centrale dell’arco che si impugna appoggiando la mano sull’impugnatura durante il tiro. Ne esistono di diverse forme, materiali (legno, alluminio, carbonio) e lunghezze
  • Flettenti – cioè la parte dell’arco che si flette, a cui viene agganciata la corda. Costruiti in diversi materiali (legno, carbonio, fibra, ceramica), sono caratterizzati da due parametri: lunghezza e libraggio, ovvero l’equivalente in massa, espresso appunto in libbre, della forza teorica impressa alla freccia al momento del rilascio
  • Corda – può essere composta da filamenti di diverso materiale: in fibre naturali (ad esempio il lino) o sintetiche (ad esempio il fast flight). Nella parte centrale della corda si trova un filamento rinforzato, detto “serving”, dove vengono fissati i punti di incocco che indicano dove va posizionata la freccia
  • Rest – Comunemente detto “poggiafrecce”, è fissato al riser (solitamente tramite incollaggio) e, come dice il suo nome, serve da appoggio per la freccia quando si tira, in modo che la freccia non cada mentre si sta aprendo l’arco (con possibili conseguenze gravi) e la traiettoria di quest’ultima non venga deviata in partenza. Negli archi storici veniva ricavato intagliando direttamente il riser su un lato
Varie tipologie di riser, sia tradizionale che moderno
Uno stabilizzatore per archi “olimpici”

Negli archi più moderni o tecnologici, si aggiungeranno:

  • Bottone – spesso chiamato “Berger Button”, è un sistema di ammortizzazione che consente di adattare la flessibilità della freccia all’effettiva forza (libbraggio o peso di trazione) dell’arco
  • Mirino – un sistema di puntamento, regolato a discrezione dell’arciere, a seconda della distanza del bersaglio e delle condizioni di luce e climatiche (per tener conto della direzione e dell’intensità del vento)
  • Clicker – ovvero una linguetta metallica impiegata nell’arco olimpico che funziona da “motivatore di sgancio e di allungo”, cioè scatta quando nel tendere l’arco si è raggiunta tutta la lunghezza possibile della freccia, garantendo all’arciere un allungo costante. Il suo nome deriva dal “click” che si produce quando la punta della freccia esce dalla linguetta metallica e di conseguenza la linguetta scatta indietro, appena prima dello scocco della freccia
  • Stabilizzatore – un’asta, in genere di alluminio o carbonio, che serve per smorzare i movimenti e le vibrazioni dell’arco al momento del rilascio della freccia. Può essere composta da diverse parti: un’asta centrale, due aste laterali a 45° dette “baffi” e un giunto angolato detto “v-bar” che connette insieme le tre parti

L'equipaggiamento

Naturalmente l’arco non è la sola attrezzatura utilizzata dall’arciere. Esiste infatti tutto un equipaggiamento che comprende sia mezzi di protezione che accessori per migliorare le prestazioni. Nello specifico troviamo:
Frecce in legno, si notino la cocca e l’impennatura
  • Frecce – Asta, cocca, punta e impennaggio sono le quattro parti che costituiscono la freccia. L’asta è il corpo, la punta è la parte anteriore che andrà ad impattare sul bersaglio, la cocca è la parte posteriore, la quale si inserisce sulla corda, e l’impennaggio è costituito da, solitamente, tre penne (dette alette) con la funzione di stabilizzare il volo della freccia stessa
  • Dragona o Dragonne – è un cordino usato negli archi moderni (nudo, olimpico e compound) che lega la mano dell’arciere al riser in modo da impedire all’arco di cadere durante l’azione e poter tenere la mano il più rilassata possibile quando si tira, evitando in questo modo di imprimere forze che possono causare interferenze alla freccia
  • Patelletta o Tab – è composta da diversi strati di pelle, cuoio o materiali sintetici. Serve per proteggere le tre dita che tirano la corda dalle abrasioni e dalle microfratture che sono causate dal rilascio
  • Sgancio Meccanico – è un accessorio per l’arco compound, utilizzato per rilasciare la corda eliminando quasi del tutto le possibili interferenze di un rilascio manuale
  • Faretra – ovvero il contenitore delle frecce da scoccare. Ne esistono tantissimi differenti tipi, di cuoio, di plastica e in tessuto e altri materiali, da schiena o da fianco ed anche da applicare all’arco stesso. 
  • Protezioni personali – oltre alla patelletta, la serie delle protezioni dell’arciere comprendono il parabraccio e il paraseno, quest’ultimo utilizzato di frequente anche dagli uomini. Costruite in diversi materiali, dal cuoio alla plastica, dal tessuto naturale o sintetico, servono per proteggere l’arciere dai possibili colpi e dalle possibili abrasioni causate dalla corda durante il rilascio e, soprattutto il paraseno, per garantire alla corda un attrito sempre costante con il corpo dell’arciere, limitando il più possibile le interferenze.
Una faretra a spalla e diverse tipologie di frecce per archi tradizionali e compound

Le tipologie

Esistono varie tipologie di arco che si distinguono in base al materiale utilizzato e al loro funzionamento. I principali sono:
 
Un classico arco Longbow
Due interpretazioni di Robin Hood: nel classico Disney del 1973 e impersonato da Russell Crowe nel film del 2010 diretto da Ridley Scott 

Longbow

Detto anche “Arco Gallese”, il Longbow divenne l’arma preferita degli eserciti inglesi che lo sfruttarono in diverse occasioni sia contro gli scozzesi, sia contro le truppe francesi durante la prima fase della Guerra dei Cent’anni. Le vittorie militari ottenute per mezzo degli arcieri erano tali che nacque la leggenda che quando i francesi catturavano un arciere inglese, tagliassero a quest’ultimo indice e medio della mano destra, per renderlo inabile all’uso dell’arco.
Molto più economico delle complesse balestre, l’arco lungo era inizialmente costituito da un lungo listello di legno di Tasso (minimo 180 cm) con una sezione a D, con il lato ricurvo direzionato verso il bersaglio. Le parti terminali dei flettenti (tips) venivano ricoperte in corno per aumentarne la resistenza. La corda era formata incrociando diverse fibre di budello, lino e canapa impregnate di colla animale. La freccia veniva appoggiata su una rientranza ricavata sul fianco dell’arco, appena sopra l’impugnatura, detta “finestra” o direttamente sulla mano dell’arciere, nel caso degli archi più antichi. Un celebre Longbow è quello utilizzato dal celebre Robin Hood, il popolare eroe inglese protagonista di diverse opere letterarie e cinematografiche.

Ricurvo

Più corti ma ben più larghi di quelli del longbow, i flettenti dell’arco ricurvo hanno una controcurvatura che garantisce loro un rendimento maggiore rispetto ad un arco lungo di pari libbraggio. Nei ricurvi moderni i flettenti possono essere smontabili (arco take down), oppure essere un pezzo unico insieme al riser (arco monolitico). La maggior massa del riser, quasi un 1/3 della lunghezza totale dell’arco, conferisce maggiore stabilità durante la fase di rilascio e quindi maggior precisione.

Dall’arco ricurvo sono derivati i moderni archi “olimpici”.

L’arco olimpico, l’evoluzione “tecnologica” del ricurva tradizionale
Una gara indoor con l’arco ricurvo

Composito

Sebbene condivida con il longbow un’impugnatura corta e la sezione dei flettenti, l’arco composito, detto anche riflesso si differenzia invece per il fatto che i flettenti sono composti da lamine di corno e legno, il tutto resinato e ricoperto da tendine animale, che conferisce loro una forte rigidità e trazioni estreme durante il tiro. Anche gli archi di alcune tribù pellerossa potevano essere rinforzati con tendine ma senza corno.

Inoltre, la loro particolare forma permette di caricare notevolmente i flettenti, in misura assai maggiore rispetto agli archi di solo legno. Diffuso prevalentemente in oriente, una volta “scaricato” dalla corda, ovvero a riposo, assume una caratteristica forma a “C”, come nell’arco turco o addirittura a “O” come nel caso dell’arco coreano.

L’arco riflesso in azione

Le frecce utilizzate con gli archi compound sono principalmente di alluminio, di fibra di carbonio o di varie combinazioni d’entrambi i materiali.

Compound

L’arco compound è un tipo di arco moderno che usa un sistema di carrucole di tipo eccentrico che permettono di accumulare una maggiore quantità di energia potenziale elastica nel sistema di flettenti e di ridurre di una percentuale (normalmente dal 40% all’80% a seconda del modello e della marca) lo sforzo muscolare nel momento in cui si è teso l’arco. Questo consente all’arciere di mantenere la tensione più a lungo con minor sforzo e migliorare dunque la precisione nel tiro.
 

Facilmente trasportabili ed utilizzabili anche in condizioni di caccia impervie, questo genere di archi “tecnologici” normalmente viene usato con una serie di accessori che ne migliorano ulteriormente la precisione:

  • uno sgancio meccanico che permette di sganciare la corda tramite un sistema meccanico tenuto nella mano dall’arciere
  • un’asta di lunghezza variabile (stabilizzatore) che smorza le vibrazioni e mantiene fermo l’arco durante la fase di scocco
  • diversi sistemi che permettono all’arciere di traguardare dei punti di mira – normalmente da 1 a 5 calibrati sulle varie distanze – attraverso un foro sulla corda, detto visette.

L'epoca moderna

Nel secolo scorso, il tiro con l’arco fa la sua comparsa, per la prima volta, ai Giochi olimpici del 1900 a Parigi. Le prime competizioni di tiro con l’arco alle Olimpiadi estive vedevano gare differenti da edizione a edizione, con al massimo atleti provenienti da 3 nazioni diverse. Nel 1904, ad esempio, hanno preso parte alle gare solamente atleti statunitensi. Esclusa dopo il 1920, la disciplina è stata riammessa a partire dalle Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972; da allora è una delle specialità olimpiche con le caratteristiche che troviamo ancora oggi: una competizione individuale ed una a squadre (questa introdotta solo nel 1988), sia femminile che maschile.

In Italia il tiro con l’arco fu a lungo considerato poco più di un passatempo per ragazzi; iniziò ad essere praticato come sport negli anni trenta, sotto il regime fascista: questa era infatti la disciplina riservata alle “Giovani Italiane”. Fu organizzato anche un campionato femminile promosso dall’Accademia di Educazione Fisica di Orvieto.

La Nant nel 2013